sabato 27 giugno 2009

"Il cieco sbagliato" (titolo provvisorio)

[Il testo che andrete a leggere è una "sottospecie" retrograda di monologo teatrale, scritto in un caldo, solare ed angoscioso pomeriggio d'estate. Ebbene si: soltanto il sole può creare in me un vertiginoso aumento della tristezza, che ho espresso mediante lo scritto sotto riportato. Se ci fosse stata la pioggia, tutto sarebbe più allegro....]


Grandangolo, teleobiettivo, flash, diaframma, otturatore, esposimetro.(con aria profondamente nostalgica)

Tutto è finito. La mia vita è giunta al termine.

Può un fotografo vivere senza la sua indispensabile condizione: la vista? Attualmente non solo non sono piu un fotografo ma sono anche un non vedente o come tutti dicono: un cieco. Ma cosa ho fatto per meritarmi questo? Perchè quell'esplosione proprio dinanzi ai miei preziosi occhi? Destino o coincidenza? Dolo o colpa? Non lo so e non voglio saperlo. L'unica cosa che sò è che, da quel momento, ho smesso di vivere ed ho iniziato semplicemente ad esistere.

Da leone sono diventato margherita.

Ma come è accaduto il tutto? Come diavolo è accaduto? (acquista rapidità) come? come? come?!!!?!
Oh Cristo! Una volta ero felice, allegro, atletico, brillante. Adesso sono un cieco, un brutto cieco di merda! Fanculo a tutti i ciechi! Io non sono un cieco! Io vi vedo, io non sono un cieco!.........
No, non vi vedo. Vi sento. Dunque sono un cieco anzi.....un non vedente.

Da quando i miei occhi hanno smesso di funzionare non ho più avuto il coraggio di guardare indietro, di ripercorrere i passaggi della mia vita. Da quando l'esistere ha sostituito il vivere non ho fatto altro che pensare al presente e, qualche volta, al futuro. Il passato? Il passato non c'è più. Mi chiedo: è giusto questo comportamento? Io sto male, molto male, sia fuori che dentro. E se per la prima volta tentassi di solcare i meandri della mia vita passata? No, rischierei soltanto di accentuare il mio stato di dolore. Rischierei di mettere a confronto il trascorso benessere con l'attuale disperazione. O forse no? Davvero si può raggiungere un grado di dolore superiore a quello che provo attualmente? Credo proprio di no. Anzi, non credo. Ne sono sicuro.

Mia madre, mia madre: lunghi capelli biondi, occhi verdi ed un fisico da favola.
Da piccolo passavo le giornate a guardare il suo afrodisiaco corpo. A volte, avevo quello strano impulso di saltarle addosso nonostante fosse la mia candida genitrice ma, poi, pensavo che mi bastava solo guardarla....guardarla....guardare: che bel verbo!
Io l'amavo moltissimo. Ebbene si, l'amavo ma adesso non più. Per colpa di una sua voglia sono venuto al mondo, per colpa sua ho avuto il grande dolore di perdere la vista. Queste donne, dovrebbero pensarci bene prima di fare un figlio. Si è vero che ci danno la possibilità di vivere e di gioire ma ci danno anche la certezza della sofferenza e, sicuramente, della morte. Dunque le madri sono indirettamente delle assassine, sono implicitamente crudeli. Bisognerebbe inserire il "reato di parto" per queste puttane! Vaffanculo Luisa!! E' tutta colpa tua se adesso io soffro!! Se non avessi allargato quelle tue gambe del cazzo, adesso io non sarei nato e quindi non patirei questo assurdo male. Luisa sei una puttana!! Una troia ciuccia cazzi! Troia! Puttana! Troia!! (La rabbia scende e lascia il posto ad un'aria carica di una positiva malinconia)
Però com'eri brava, mamma. Rammento che nel periodo della scuola elementare avevo una gran paura. Paura delle maestre, dei compagni, dell'ambiente scolastico, di tutto. A differenza delle altre tu mostravi comprensione per questa mia fobia, assecondavi le mie richieste e mi facevi spesso stare a casa con te, abbracciati ad attendere il tempo che passava. Come abbracciavi bene, mamma. Oltre ad essere la madre migliore del cosmo eri anche la piu brava abbracciatrice dell'universo. Non della Terra, dell'universo.

Sò che hai sofferto molto la mancanza di papà. Il lavoro te lo ha portato via. Si, te lo ha scippato a te, non di certo a me. Infatti è morto mentre io ero ancora un feto, un insignificante feto. Magari potessi tornare ad essere un feto e vorrei rimanerci tutta la vita, cosi io non soffrireri e tu non saresti un'assassina. Oh mamma perchè non hai abortito??? Perche hai permesso che nascessi??? E tutta colpa di Papà.SI! Se lui non moriva vi sarete senz'altro sbarazzati di me, dell'inutile peso di un figlio. Invece il dolore per la sua perdita ha reso necessaria la mia nascita. Perche sei morto papaà? Perche sei scomparso, testa di cazzo??? Come hai osato morire??? Come cazzo hai osato??? Vaffanculo!! Vaffanculo!!!! (si placa vistosamente) (abbattuto) vaffanculo....

Avevo anche una nonna....E'proprio vero: le nonne sono le creature piu evangeliche e beate del mondo. Nonna Elvira era proprio questo: un mix di amore, forza ed intelligenza. Quando compi' il diciottesimo anno di età la vidi venire verso di me, con la sua lunga gonna nera, che metteva nelle occasioni importanti. Tra le sue mani scrutai un pacco di medie dimensioni. Ancora non capivo che quel pacco (o meglio il suo contenuto) sarebbe diventato di li a poco il fulcro della mia esistenza. Infatti al suo interno vi era una splendida Polaroid Colorpack 80! La mia prima macchina fotografica. Come si suol dire: la prima volta non si scorda mai. Infatti, senza neanche ringraziare la nonna Elvira, corsi' fuori e senza nemmeno leggere il libretto delle istruzioni, iniziai a scattare. Ricordo che quella volta ringraziai la mamma per avermi donato la cosa piu bella al mondo:...la vista. Adesso la maledico perche è solo per colpa sua che li ho persi. Se non mi metteva al mondo adesso non sarei un cieco del cazzo!
Nonna Elvira: che donna! Come la mamma, perse il marito che era ancora giovane e riusci' a nutrire l'unica figlia con la sua estrema forza di volontà. Come la mamma, però, anche lei è un'assassina.. indiretta. Infatti non solo ha dato a mia madre la sicurezza della morte ma gli ha anche dato la possibilità di mettere al mondo un figlio e di farlo soffire. Peccato che quel figlio sono io..porca troia di una puttana!!! Andate tutti a fare in culo, mamma, papa e tu, Nonna Elvira!

Alla mia prima Polaroid seguirono molti altri apparecchi fotografici ed un impiego come fotografo nel National Geographic.
Venni mandato in Abruzzo, dissero che come prima "missione" era meglio tenersi vicino. Infatti da Roma centro, dove vivevo felicemente, a Campo Imperatore il passo era piuttosto breve. In quella occasione ebbi la possibilità di scattare numerossime fotografie ma, piu di tutto, vidi con estremo stupore un ambiente favoloso, paradisiaco: quello di Campo Imperatore. Quelle distese interminabili, cosparse di piccole mandrie di bovini che in quello spazio immenso assumevano il ruolo di formiche in un campo da calcio. Quei colori stupendi, quel verde acceso che si michia con il tetro grigio del Monte Prena e poi, poi....il Corno Grande! A quel punto pensai: Dio non esiste. E' troppo volgare e crudele per creare un qualcosa di cosi bello. Tanto bello che adesso...adesso...non potrò piu vederlo!
Può un uomo subire una cosi tale ingiustizia? Può un fotografo ma soprattutto un uomo, perdere il dono della vista? Se Dio fosse realmente buono e mansueto, questo non dovrebbe accadere. Ecco dunque che Dio non è buono. E se invece non fosse capace di evitarlo? Beh allora in quel caso non è onnipotente e facciamola finita con questa storia del libero arbitrio, che non è altro che una squallida giustificazione a tutto il marciume di cui siamo vittime. Non è altro che un macabro imbroglio. Il libero arbitrio è un brutto imbroglio del cazzo! Dio non esiste! A fanculo Dio!... Tanto non esiste.

Dopo la fantastica esperienza abruzzese realizzai numerosi reportage. Tutti grandiosi ed entusiasmanti ma incapaci di equagliare quello di Campo Imperatore.
Tutto scorreva allegramente e positivamente, fino a quando mi fu detto di recarmi negli Stati Uniti. Già nel sentir nominare questo luogo provai una certa tensione. Sapevo che mi sarebbe accaduto qualcosa di grave. Avevo intenzione di rinunciare all'impiego ma ben presto mi convinsi che si trattava solo di uno stupido pregiudizio.
Il mio obiettivo era quello di documentare la vita degli operai di una fabbrica per composti chimici. Il tempo a mia disposizione era di due giorni. Il primo di' passò serenamente ma, sul finire del secondo, decisi di chiudere in bellezza. Nello stabilimento c'era una porta quasi inesistente dato che era coperta da un groviglio di materiali metallici. Come se qualcuno volesse nasconderla alla vista del pubblico. Mi feci spazio tra i metalli ed aprii la porta. Feci il mio accesso in una piccolissima stanza, buia e fredda. Non si vedeva nulla e non riuscivo a trovare un qualsiasi interruttore. Ad un tratto ebbi un lampo di genio. Si, un lampo nel vero senso della parola. Decisi di sfruttare la lampata del flash per avere almeno un'idea morfologica della stanza. Appena attivai il dispositivo illuminatorio sentii uno strano rumore e poco dopo un gran botto.
Mi risvegliai nel letto di un ospedale. Mi sentivo intrinsecamente sveglio ma non vedevo nulla. Non vedevo nient'altro che buio. <> gridai. Mi dissero che ero gia uscito da quella maledetta stanza...
La luce del flash era rivolta verso uno scaffale pieno di bottiglie contententi materiali chimici illeciti. A causa del calore provocato dalla mia macchina fotografica, i composti chimici si erano surriscaldati fino ad esplodere. E cosi': addio vista.

Tradito dalla mia stessa macchina fotografica, dal mio amore. (L'affermazione appena fatta lo mette in un clima cogitabondo) Non ci avevo mai pensato....ucciso dal mio stesso amore. Ucciso dalla fotografia. (Scoppia in un pianto violentissimo).........(si calma e fiero si rivolge al pubblico) Sapete cosa vi dico? Evviva i ciechi!

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