martedì 29 dicembre 2009

Una voce autorevole, anzi autoritaria!

"L'anzianità è una fase della vita dove, dopo essersi affrancati dalla durezza e dall' obbligatorietà del lavoro, è possibile sfogare la propria creatività, soffocata in gioventù dalla crudele e criminale esigenza di sopravvivere mediante il lavoro. L'anzianità è, dunque, recuperare il tempo passato"

Presento qui di seguito una poesia che definisce in maniera esatta quali compiti dobbiamo svolgere NOI in qualità di esseri umani. Compiti che diventano ancor più importanti, in quanto sono definiti da una persona che, data la sua età e le sue innumerevoli esperienze esistenziali, nè sa un tantino più di noi baldi, ma ignoranti, giovani.

"LA CRISI ECONOMICA" (di Anna Maria Ferri, pensionata e coordinatrice comunale di Bucchianico (CH) dell'FNP-CISL)

- Non me ne vogliate, se non mi lamento
della crisi economica, di cui, tanto parlar sento.
A me sembra di averla avuta da sempre:
sin da quando ero bambina
l'ho accettata bonariamente.
Con essa mi sono abituata a convivere,
affrontando tante rinunce e privazioni.
col passare del tempo, mantenendo, si,
un atteggiamento sobrio, ho preferito
arricchirmi interiormente
di quei tanti valori
che non temono la recessione.
Impariamo a ricercarli e a prenderne possesso
ad amarli come veri tesori:
la pace di tutta la nostra nazione,
la libertà di espressione di ogni suo cittadino,
l'amore per la famiglia, gli amici, gli esseri viventi,
la solidarietà, la bontà verso i più deboli,
la dignità di ogni essere umano affinchè
non sia giudicato solo dalla sua apparenza,
ma per il suo valore interiore,
il perdono...!
Tutto ciò ci innalza e ci dona
tanta soddisfazione! -


La semplicità stilistica e la profondità umana di questa poesia mi hanno sconvolto.
Cosi' ho capito una cosa essenziale: una poesia comune VISSUTA da una persona comune (e per questo speciale!) è più emozionante ed eloquente di una poesia complessa scritta da una persona famosa.

domenica 20 dicembre 2009

Ho paura di aver perduto tutte le conquiste fatte...IO NON SONO INTELLIGENTE!!!!!! NON LO SONO!!!!!!

Odio quando qualcuno mi reputa intelligente.
Io non voglio essere intelligente. Vedersi attribuita l'intelligenza è come camminare costantemente con un masso sulla schiena, umanamente impossibile da portare.
Essre definiti intelligenti significa essere investiti da una grossa responsabilità; responsabilità di non sbagliare, non deludere, di fare sempre e comunque il meglio.
Essere tacciati come intelligenti significa, quasi certamente, entrare in competizione con chi è invidioso della nostra (supposta) condizione di superiorità intellettuale o con chi è realmente intelligente.
Io non voglio alcuna responsabilità e competizione. Desidero vivere nella rassicurante mediocrità intellettuale, nella tranquilla e serena stupidità, cocciutagine.
IO VOGLIO ESSERE CHIAMATO "STUPIDO, IDIOTA, DEMENTE". Chiamatemi come volete ma non dite che sono intelligente. Vi avverto: chiunque osi chiamarmi intelligente si rende autore di una pesante offesa nei miei confronti. E vi scongiuro: non mi offendete; io sono sensibile (lo sono, anche se non sembra).

Già, non potete capire ciò che ho scritto. Io sono destinato alla più totale incomprensione. Nessuno potrà mai comprendere la mia essenza: io non voglio male a nessuno. Io voglio bene anche al peggiore dei mostri.
Per fortuna che le vacanze di Natale sono vicine: saranno un'ottima occasione per riflettere attentamente sulle mie condizioni interiori. Ma nel frattempo, e per tutta la mia esistenza, non chiamatemi intelligente, cioè non mi offendete.

Crudele autocritica...

Io voglio dedicare la mia vita alla difesa degli operai, dei lavoratori dipendenti tutti. Io voglio diventare un sindacalista. Voglio ma non posso.
Il sindacalista è colui che conosce gli operai e il loro ambiente lavorativo; ambiente che io non ho mai veduto e vissuto. Io non ho mai lavorato nella mia vita e pretendo di fare il sindacalista: questo è assurdo, paradossale, scandaloso, improponibile.
Il sindacalista è colui che non ha paura di ritorsioni padronali; che difende gli operai in prima linea, senza alcuna paura di esporsi.
Io, invece, sono carico di timidezza e, certamente, di viltà. Io sono un pusillanime che, quando era piccolo e ingenuo (com'è ancora) piangeva al primo richiamo della maestra. Io non sopporto rimproveri. Anzi, ho paura dei rimproveri.
Il sindacalista non può essere un pussillanime, un timido ma deve avere quella "faccia tosta" e quel coraggio indomabili.
Io sono la persona meno indicata (dal punto di vista delle esperienze e del carattere) a ricoprire il ruolo di sindacalista. Con me, gli operai diverrebbero facile carne da macello per i padroni.
Il sindacalista, nell'accezione gramsciana, è colui che combatte per l'emancipazione del proletariato, che ha l'obiettivo essenziale di educare le masse e condurle verso la rivoluzione socialista, ovvero verso la libertà. Il sindacalista è, dunque, colui che più di chiunque altro condivide e applica il fare e pensare socialisti.
Io, invece, sono un borghese malamente travestito da proletario (un proletario che non ha mai lavorato in vita sua: come sono messo bene!). Un borghese che cerca di apprendere la teoria socialista per una mera masturbazione intellettuale. Il vero socialista è colui che avverte la spiccata esigenza di praticare la teoria socialista per raggiungere il socialismo. Il vero socialista è colui che ha bisogno di un mondo rosso, socialista appunto.
Io voglio tutto questo? Credo (o fingo) di volerlo ma, in realtà, non lo voglio affatto.
Io mi trovo bene in questo mondo pieno di falsa libertà dove, per fortuna, basta essere vili per sopravvivere. Anzi, la viltà ci consente spesso di uscire dalla sfera della sopravvivenza permettendoci di VIVERE. (il vivere è l'evoluzione positiva del sopravvivere)

La conclusione è una sola (anzi, due): io non sono socialista e io non posso fare il sindacalista.
Spero che le cose cambieranno. Il vile non può far altro che sperare in un intervento magari divino.
Allora: Padre nostro che sei nei cieli....