martedì 29 settembre 2009

Nel (nostro) paese dei balocchi

"Come si può essere timidi nel nuovo mondo delle discoteche, delle grandi case stilistiche, della tecnologia e della televisione? Il timido è un insulto all'uomo nuovo, l'uomo del terzo millennio. Il timido è una figura arcaica, passatista, per nulla salutare a questa società. Perchè non eliminare fisicamente il timido? Sarebbe una buona idea ma abbiamo delle regole da rispettare. Delle regole morali che ci vietano giustamente di violentare l'essere umano, di togliergli la vita. Il nostro è l'universo del buon Dio. Il sesto comandamento parla chiaro: non uccidere. E noi lo rispettiamo. Dirò di più: nessuno si permetterà mai di opprimere l'uomo.
Noi rifiutiamo vivamente qualsiasi forma di violenza dell'uomo sull'uomo. Costruire un mondo delle libertà: questo è il nostro obiettivo. E combatteremo fino alla morte per raggiungerlo!"

APPLAUSI




Il giorno seguente vennero istituiti dei campi di rieducazione per timidi.
Il governo del paese dei balocchi aveva in mente un mondo privo di timidezza, dove tutti siano felici di ballare, cantare, scherzare e fregarsene. Di tutto e di tutti.
La timidezza rappresentava un ostacolo all'edificazione della nuova società del consumo e della perenne risata.
Il timido è spesso un soggetto capace di riflettere, che trova il tempo e la necessità di muoversi intellettualmente.
Il governo del paese dei balocchi non aveva bisogno di intellettuali. Coloro che vogliono e sanno ragionare possono riconoscere efficacemente le assurdità e magari tentare di combatterle. Questo governo avvertiva l'esigenza di controllare una massa di idioti che pensavano a tutto fuorchè al pensare.

Il timido è un tipo silenzioso. Nel suo silenzio pensa, capisce. Il timido è da correggere.
Il campo di rieducazione per timidi godeva di una struttura alquanto inusuale. Infatti esso non aveva nulla a che vedere con i cupi lager nazisti e tantomeno con i gulag sovietici.
Sembrava di stare in un albergo super-lussuoso. Un cinque stelle.
I reclusi erano trattati in maniera idilliaca. Ogni loro desiderio veniva esaudito. Non esistevano monete all'interno del campo. Tutti erano in grado di usufruire gratuitamente di qualsiasi bene. Il campo godeva di qualsiasi oggetto all'avanguardia. Non vi era nulla che non facesse tendenza.
Era presente ogni sorta di punto vendita. Tutto era disponibile.
I direttori del campo imponevano due soli obblighi: frequentare quotidianamente la discoteca del campo e guardare la televisione per almeno 15 ore al giorno.
Il campo era fornito di una discoteca "avanguardistica"dove si esibivano i migliori dj e venivano regolarmente invitati degli importanti personaggi dello spettacolo.
Questo trattamento capitalistico e consumistico finiva per mutare radicalmente la fragile mente del timido. Dal campo di rieducazione uscivano persone spavalde, allegre, aperte e menefreghiste. Il verbo "pensare" era pressochè cancellato dal loro dizionario comportamentale.
I rieducati avevano perduto qualsiasi pretesa culturale. Erano intellettualmente defunti.

Evviva il paese di balocchi!!

sabato 26 settembre 2009

La dolce ed ingenua ignoranza dell'infante...

Siamo all'interno di una pizzeria.
Un bambino sta festeggiando il suo compleanno. Gli invitati sono moltissimi, per la maggior parte coetanei del festeggiato.
Corse, salti, cadute, botte: bastano pochi minuti ed i corpi dei bambini vengono travolti da ondate di sudore.
Le madri andranno in paranoia.

Arriva il tempo della pizza.

I bambini corrono velocemente in bagno per lavarsi le mani.
Uno di loro dice:" Dobbiamo lavarci bene le mani per proteggerci dall'influenza suina!"
Tutti concordano con il bambino ed assecondano la sua vitale raccomandazione.
Alcuni di loro chiedono però dei chiarimenti sul procedimento da seguire per proteggersi efficacemente.
"E in che modo dobbiamo lavarle?".
Un bambino interviene tempestivamente: "Bisogna tenere le mani sotto l'acqua per venti ore!!!".
VENTI ORE??? La sua formulazione appare assurda ma tutti concordano.
Si tirano su le maniche ed aprono il rubinetto. Ne fuoriesce un getto martellante.
Inseriscono le mani sotto all'acqua.
L'acqua dovrà bagnare le loro mani per venti ore consecutive, senza interruzione alcuna.
Freneticamente iniziano a contare ma inaspettatamente si fermano a venti secondi.
Ma certo! C'è stato un equivoco! Loro non intendevano venti ORE bensi' venti SECONDI!
Una volta concluso il prezioso conteggio, fuggono via senza chiudere il rubinetto.
L'acqua continua a scorrere violentemente sul fondo del lavabo in pura ceramica.

I bambini consumano la tanto attesa pizza. Beati i loro palati....

La commercializzazione della poesia. L'italiano uccide la poesia. L'italiano mitizza il defunto. (L'italiano è un penoso esseraccio)

Il passero solitario viene catturato da un pastore errante dell'asia.
Il pastore errante dell'asia vende il passero solitario ad un islandese.
Un islandese si ciba del passero solitario.
La morte si nutre di un islandese. L' islandese è libero. E' stato purificato da ogni male.

Evviva l'islandese!

Riflessione sul tempo e petulante confronto con la morte

Il tempo è un assassino.
Tutto perde di significato con lo scorrere del tempo.
Le emozioni scemano a dismisura. La vita si trasforma in esistenza. L'esistenza diventa pesante e macchinosa.
La morte rappresenta una soluzione realistica ed imminente.

Il tempo appiattisce l'essere umano, lo priva della vitale capacità di emozionarsi.
Perchè la debolezza dell'emozione viene ineludibilmente travolta dalla crudeltà del tempo?
Il tempo è crudele. Il tempo è un despota totalmente malvagio.
Il tempo non da illusioni. Il tempo è schietto, diretto. Perfidamente sincero.

Nulla può sconfiggerlo. Nessuno può batterlo. Neanche la morte.
Dopo di essa, il tempo continua ad esercitare il suo opprimente potere sul nostro fisico. Il corpo si decompone. Crescono i capelli. Si cibano i vermi.

Non posso tollerare la mia impotenza di fronte al tempo.
E' possibile sopportare la precoce consapevolezza della inevitabile crudeltà del tempo?

Ho perso. Avete perso. Ha perso. Hanno perso. Abbiamo perso.

Lo sconfitto impugnò una rivoltella. "BOOM!".

Con voce fioca e sofferente disse: "Vaffanculo..."

E mori'.

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La morte è uno strano signore.
La intravedo in lontananza.
Si avvicina.
E' nuda. Con il pisello al vento.
La morte è ridicola.
Con timidezza viene avanti. Mi raggiunge.
Osservo il suo quasi inesistente pisellino. Credevo che la morte fosse dotata. E invece no: un pisellino magro ed ininfluente. Ma che buffa la morte!
Non ho nessun ritegno: rido di fronte alla morte. Senza inibizione alcuna.
La morte è intimidita.
Rido, rido, rido, rido e rido.
La morte non si arrabbia. E' muta ed imbarazzata.
La morte viene mortificata da me. Io sto mortificando la morte.

La morte dice basta. Allunga la sua mano e mi tocca.
Io cado a terra inerme.
Adesso è la morte che ride.
Vengo svestito dalla morte.
La morte ride della mia nudità.
Ride bene chi ride ultimo?...no

Improvvisamente ed inaspettatamente mi rialzo.
La morte smette di ridere. Appare visibilmente esterefatta.
La morte osserva il mio organo genitale.
E' più grande del suo.
La morte si mette a piangere.
Il suo pene è più piccino del mio.
Ho sconfitto la morte!
La morte piange. Ed io rido. Rido di gusto. In eterno.

giovedì 24 settembre 2009

Delirio di un sano di mente (dedicato al nulla, cioè a tutti)

"Gli animali possono vivere ma gli uomini non possono morire! Gli uomini devono morire! Chi non muore non è un uomo ma chi vive non è un animale.

Per colpa della morte esiste Dio. Se davvero l'uomo era capace di sfuggire all'estremo momento, esso non avrebbe avvertito la squallida necessità di crearsi l'immensa illusione della vita ultraterrena.
Dio non esiste e se esiste non esiste, perchè Dio esiste ma non esiste in quanto esiste nella mente dell'uomo che non esiste. Dio esiste nell'uomo ma non esiste nella realtà. La morte esiste quindi Dio non esiste perchè se la vita infinita non esiste, Dio esiste.
Quindi: mannaggia a Dio! (urlando a squarciagola, come se si fosse liberato di un peso TROPPO opprimente)"

SENZAFIRMA

martedì 22 settembre 2009

Dio è morto

Sedevo dinanzi al caldo camino. Il possente fuoco inceneriva lentamente ed inevitabilmente la povera legna.

Stavo consumando un ottimo panino preparato con amore da mia nonna.
Tutto procedeva per il meglio.
Improvvisamente una mollica troppo pesante si stacca dal corpo principale. Cade a terra.
Penso: non posso lasciarla a terra. Devo farla sparire.
Come posso comportarmi?

In seguito a questo "dubbio amletico", trovo la migliore soluzione. Una soluzione istintiva. Profondamente irrazionale ma razionale al tempo stesso.
Una soluzione anticonvenzionale, oltraggiosa, eretica, quasi demoniaca.

Il fuoco è la soluzione.

Getto il mollicone tra le fiamme. Bastano pochi secondi per ridurlo in cenere.
Il brandello di pane è scomparso.

Ho bruciato il corpo di Cristo. Ho ucciso il figlio di Dio!

In quell'occasione della mia vita, DIO E' MORTO.

domenica 20 settembre 2009

La morte della morte

"Quando la morte vi chiamerà, forse qualcuno protesterà"....

La morte lo aveva chiamato.
Una strana figura nera e fosca lo aveva raggiunto durante
la notte. Mentre dormiva.

Lo stipite della sua camera era stato varcato da questa
inquietante presenza.
La morte si era fermata dinanzi al corpo incosciente di
Renato.

Renato dormiva. Non poteva protestare.
Forse sognava di morire. Di essere toccato dalla mano
ossea e brutale della morte. Di abbandonare questo mondo
terreno per essere condotto in un mondo ulteriore.
Divino.

Probabilmente aveva contemplato l'idea della morte nel
corso della sua vita precedente.


La sua vita si concludeva nel momento della sola
esistenza. Si, l'essere umano che dorme non vive bensi'
esiste.

Renato aveva compiuto un ulteriore salto. La sua
esistenza era divenuta inesitenza.

La morte aveva poggiato la sua terribile mano sui biondi
e lisci capelli di Renato.
Il candido caschetto di capelli biondi era stato invaso dalla terribile mano
mortale.

La morte aveva svolto il suo quotidiano compito.

Dopo questo ennesimo mandato, la morte si sedette a
fianco del cadavere di Renato e decise di riflettere.

Cominciava ad odiare il suo mestiere. Un mestiere
monotono e poco stimolante.

"Che differenza c'è tra il mio compito e quello di un
operaio incastrato nel macabro sistema della catena di
montaggio?
Il mio è un lavoro perfidamente immutevole".
La morte aveva espresso il suo malcontento.

Desiderava qualcosa in più. Essa avvertiva la vitale
esigenza di cambiare vita.

Purtroppo non poteva farlo.

Il suo datore di lavoro non avrebbe accettato le
dimissioni.
Dio era un padrone severo, aspro e poco affidabile.

Dio aveva fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza.
Dio non era onnipotente e neanche buono. Dio era come
l'uomo. Nessuna differenza.

La morte non avrebbe potuto fare affidamento sulla bontà
divina. Bontà che non esisteva.

Un datore di lavoro dispotico ed intransigente: questo era Dio.
E la morte provava un certo e comprensibile
timore dinanzi alla potenza del Signore. Potenza, non
onnipotenza.

La morte abbandonò l'abitazione di Renato.

I genitori avrebbero ritrovato il corpo del loro giovane
figlio. Fiumi di lacrime sarebbero stati versati e
bestemmie rabbiose avrebbero reso tutto meno sacro,
idilliaco. Una reazione umana. Quindi divina.

La morte tendeva a non pensare alle possibili reazioni
delle sue vittime.
Questo pensiero lo avrebbe turbato non
poco.

Essa si limitava ad eseguire le direttive del Boss. Del Signore. Di Dio.

La morte vagava per la fredda città di Berlino.
Il clima teso della città tedesca esprimeva efficacemente
il buio stato d'animo della morte.

In quel dato momento, la morte desiderò la morte.

Come poteva liberarsi di quell'infausto e tedioso
mestiere?
Con la morte. La sparizione fisica.

Pervasa da una gioiosa malinconia, la morte alzò in aria
la sua fredda e tenebrosa mano.

Lentamente scendeva per raggiungere la sua testa,
liberarsi dal cappuccio nero ed eseguire cio che aveva
sempre fatto. Questa volta, però, era lei stessa la
vittima.

Com'era fatta la morte? Qual'era il suo viso?
Si trattava di un viso umano e rassicurante o di un

qualcosa di mostruosamente raccapricciante?

Che sembianze poteva avere la morte?

La mano liberò la testa dall'opprimente cappuccio.

Il viso della morte era stato rivelato.

Il suo era un viso interamente umano. Con dei candidi capelli biondi.
Un caschetto di capelli biondi. Per la precisione.

La morte dell'uomo

LA MORTE DELL'UOMO

La mosca che svolazza nella vuota stanza. La stanza che viene MACCHIATA dal rumore provocato dalla mosca. La mosca che vola e sbatte le ali. Le ali della mosca: piccole ma pesanti.
L'uomo si accorge della pesantezza delle ali della mosca. La mosca che importuna l'uomo con il suo greve e fastidioso ronzio. L'uomo che perde la pazienza. L'uomo che viene assalito da un sentimento odioso nei riguardi della mosca. L'uomo che viene colto da un'improvvisa voglia di uccidere la mosca. L'uomo che NON PUO' trattenere la sua rabbia istintiva. L'uomo che ardimentosamente si impossessa di una paletta. La paletta che schiaccia la mosca. La mosca che viene schiacciata dalla paletta.

La mosca che giace inerme sul tavolino. L'uomo che pulisce il fatale legno dai residui organici della mosca. L'uomo che getta i resti della mosca nel cestino.

L'uomo che si dispera per aver ucciso la mosca. L'uomo che viene divorato dal senso di colpa per aver ucciso la mosca. L'uomo che tenta di strapparsi i capelli per aver ucciso la mosca.
L'uomo avverte la pesantezza della sua esistenza mutilata dalla morte della mosca. Il petto dell'uomo che diviene il crudele contenitore di un mattone troppo pesante.
L'uomo che respira a fatica per aver ucciso la mosca. L'uomo si sente poco bene per aver ucciso la mosca. L'uomo vuole farsi del male per aver ucciso la mosca.

L'uomo desidera la MORTE per aver UCCISO la mosca.

L'uomo istituisce un tribunale. L'uomo si autocondanna per aver ucciso la mosca. L'uomo è destinato alla morte per aver ucciso la mosca.

L'uomo SI UCCIDE per aver UCCISO la mosca.

L'uomo che ha ucciso la mosca è l'uomo più sensibile del mondo. Dell'universo.

ONORIAMO QUEST'UOMO. VI PREGO, NON VENERIAMO QUEST'UOMO (*)




(*)ovvero: onoriamolo in silenzio, senza promozione alcuna.
Apprezziamolo ma non mitizziamolo: non commettiamo un tale errore. Un errore fatale.

Chi nasce, muore

-Quando sei nato?
-Oggi
-Dove sei nato?
-Qui
-Come sei nato?
-Cosi'
-Perchè sei nato?
-Perchè si

-Chi è nato?
-Io
-Chi è morto?
-Io
-Quando sei morto?
-Oggi
-Dove sei morto?
-Qui
-Come sei morto?
-Cosi'
-Perchè sei morto?
-Perchè si!

(Un greve momento di pausa riflessiva)

-Ma sei nato o sei morto?!

-Se sono nato, sono anche morto.

venerdì 18 settembre 2009

La volontà dell'uomo

Il mondo sociale attuale deriva dalle azioni dell'uomo quindi dall'uomo stesso. Dunque: se l'uomo può creare gode anche della capacità di distruggere. E questo lo vediamo tutti i giorni.
Per creare una casa nuova c'è bisogno di distruggere quella vecchia. Per fondare un nuovo ordine sociale l'uomo può e deve annientare quello vecchio. E' dunque l'essere umano che mediante la sua volontà decide come esso deve vivere. Specialmente nel terzo millennio dove godiamo di una tale intelligenza scientifico-tecnologica che spesso vanifica anche le dure leggi della natura.
Non vi è più scampo: l'uomo ha le capacità e le possibilità morali e materiali per sovvertire l'attuale ordine sociale. Ed allora perchè non si procede verso questa strada? Perchè vi è ancora la dissomiglianza tra ricchi e poveri? Semplice: è la volontà degli uomini. Purtroppo non di tutti gli uomini ma di una misera parte di essi.
LE NOSTRE EMOZIONI, LE NOSTRE CONVINZIONI, LE NOSTRE AMBIZIONI SONO IL MESCHINO PRODOTTO DEL VOLERE DI UNA MINORANZA UMANA.
LA NOSTRA STESSA ESISTENZA E' NELLE MANI DI POCHI.

Ahimè!

Manifesto del teatro rivoluzionario teso ad abbattere la borghese e perbenista convenzionalità morale del teatro italiano. Futurismo e Carmelo Bene...

Una voce "fuori campo" recita questo piccolo monologo.
L'edificio teatrale è invaso da un buio fittissimo.

"V’è qualche secolo che, per tacere del resto, nelle arti e nelle discipline presume di rifar tutto, perché nulla sa fare": cosi' si esprimeva Giacomo Leopardi.
E' vero. Noi "avanguardisti" siamo degli incapaci. Ma ammettere la propria incapacità significa essere persone coscienti, con la proverbiale testa sulle spalle.
E poi: è molto meglio essere incapaci ed innovare che essere capaci è reiterare ciò che gia è stato compiuto, cadendo nell'ignominia delle cose comuni.
E' la nostra incapacità che ci permette di tastare terreni nuovi e, se tutto andrà per il meglio, essere considerati dei geni.
Infine: Possiamo infrangere un vaso che non abbiamo? Sarebbe impossibile....

Si accendono le luci.

Un attore è sito in mezzo al palcoscenico.
Egli è completamente nudo mentre il suo pene è in piena erezione a causa della estrema necessità di orinare.

"Bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla"

L'attore abbandona le tavole del palcoscenico per scendere in mezzo alla platea.

Una anziana donna in pelliccia è seduta nelle prime file. L'attore la raggiunge e violentemente la picchia.
I colpi inferti dall'attore ai danni della povera donna non sono affato scenici, falsi, bensi' si tratta di vere e proprie "sassate". Nessuna finzione.

La preziosa pelliccia della donna viene ridotta in brandelli.

L'attore esprime una rabbia intensa, accumulata durante la barbara aggressione.

(Rivolgendosi al pubblico)

"Pubblico feccioso! Pubblico lercioso! Pubblico merdoso!
I vostri visini cretini mi fanno arrabbiare a tal punto che vorrei strapparvi quegli stupidi e falsi occhiettini per mangiarmeli come fossero caramelle.
E la vostra bocca: la spalancherei con forza per riempirla di merda! La mia Merda!!
Ommioddio!!! Le mie dolci feci che scendono sulle vostre tumide ed ipocrite labbra. Quel loro colore roseo che lentamente muta in un marrone puzzolente, nauseante! Oh che immagine sublime!

Io voglio uccidervi! Voglio eliminare fisicamente questo pubblico! Pubblico feccioso! Pubblico merdoso! Pubblico lercioso!!Pubblico idiota!
Devo strappare la vostra lingua squamosa per inumidire la sudicia peluria dei miei testicoli! Userò la vostra sporca lingua per lavare i miei coglioni! (Ride sadicamente)"

L'attore orina addosso al pubblico. Cosi' libera la sua sovraccarica vescica.

Questa volta non si tratta di un espediente spettacolare.
L'orina dell'attore colpisce perfettamente gli indumenti del pubblico REALE.

Si avvicina ad una donna (o ragazza) e le struscia il pene ancora bagnato sulla faccia.

(Senza reinserire nei pantaloni l'esclusivo organo maschile!)
"Pubblico borghese! Pubblico di teste da cazzo! Pubblico di stronzi! Pubblico di deficenti! Pubblico di cretini!"

L'attore si impossessa di una pistola (scarica, all'insaputa del pubblico) e la punta alla fronte di uno spettatore ben vestito. Minaccia di ucciderlo.

Dopo alcuni secondi di violente minacce, l'attore pigia il grilletto dell'arma.

Grazie al lavoro di un tecnico, nell'edificio si ode un potentissimo botto che fa sussultare di spavento tutta la platea. Naturalmente il botto non corrisponde a quello della pistola bensi' è diffuso artificialmente mediante l'apparato sonoro dell'edificio teatrale.
Il rumore è assurdamentente potente.

(L'attore torna sul palcoscenico e si rivolge al pubblico)
"Io ho il potere di eliminarvi. Il pubblico è ignorante, il pubblico apprezza ciò che gli offrono.
Il pubblico sopravvive grazie all'attore, non viceversa.
Ricordate: se io voglio posso eliminarvi, posso correggere la vostra indole borghese, la vostra concezione elitaria del teatro.
Il teatro è azione. Il teatro è distruzione. Il teatro è il volere dell'attore.
Arriverà il giorno in cui il teatro verrà liberato dal torpore che aleggia sulle vostre menti borghesi.
Ci sarà un giorno in cui le pellicce non entreranno piu nei teatri ma le poltrone si riempiranno di panni sporchi e pelli grasse.
Il popolo che voi disprezzate avrà la sua rivincita.
A presto. Pubblico dimmerda"

L'attore abbandona il palcoscenico bestemmiando avidamente.

giovedì 17 settembre 2009

Per la totale ed efficace realizzazione della rivoluzione socialista dobbiamo conoscere egregiamente entrambe le concezioni del mondo: quella borghese (di carattere idealistico) e quella proletaria (materialismo dialettico e storico).
La società borghese nella quale viviamo ci aiuta in tal senso.
Infatti tutti noi nasciamo con una pura mentalità borghese che deve essere modificata mediante lo studio del pensiero marxista-leninista, ovvero della concezione proletaria del mondo.
Il nostro compito è dunque quello di apprendere e praticare la sola concezione proletaria dato che quella borghese fa gia parte del nostro bagaglio culturale e pratico.
Inoltre la conoscenza adatta della concezione borghese del mondo è utile per riconoscere efficacemente i nostri nemici, i nemici del popolo, ovvero coloro che si oppongono direttamente o indirettamente al processo di edificazione socialista.
In sostanza: il bagaglio culturale e pratico borghese che assumiamo fin dalla nascita deve essere eliminato dalla pratica ma non dalla teoria. Conoscere la concezione borghese del mondo quanto quella proletaria è una caratteristica essenziale per il giusto trionfo della rivoluzione socialista.

Rivoluzione!Rivoluzione!Rivoluzione!Rivoluzione!

mercoledì 9 settembre 2009

Il socialismo è la retta via verso la pacificazione dei popoli

L'esportazione della democrazia. L'esportazione della democrazia occidentale. La democrazia borghese.
La borghesia manifesta ripetutamente la sua arroganza e la sua immane ipocrisia.
In Iraq, cosi come in Afghanistan, i filantropici Stati Uniti D'America hanno esportato la democrazia e la libertà. Nessuna menzogna è piu totale e ridicola di questa.

La guerra è la più lampante manifestazione della barbaria imperialista. Infatti gli stati imperialisti si nascondono dietro la cortina fiabesca della democrazia da esportare per perseguire invece i propri interessi economici. La guerra fa economia. I fabbricanti di armi sguazzano all'interno del terrore e della violenza derivanti dalla guerra. L'invasione dell'Iraq ad opera degli imperialisti americani ha portato le compagnie petrolifere statunitensi ad impadronirsi dei numerosi e fruttuosi giacimenti di petrolio iracheni.
E come se non bastasse, gran parte dei paesi europei ha assecondato i macabri giochi dei cugini americani. Questo dimostra che le nazioni che compongono l'unione europea e che hanno partecipato all'invasione dell'Iraq, tra cui l'Italia, sono imperialisti e borghesi quanto gli Stati Uniti.
Apparte questo, anche il pretendere di esportare militarmente il proprio modello sociale e politico significa essere estremamente arroganti, assolutistici e malvagi. Inoltre la democrazia borghese non è affatto sinonimo di libertà e civiltà. Bensi' la democrazia borghese non è altro che la libertà per una sola classe, la borghesia. La democrazia borghese è la forma di dominio della borghesia sul proletariato: le politiche attuate dalla maggior parte delle nazioni occidentali confermano tale tesi.

Veniamo al punto.
Con l'abbattimento del sistema capitalistico e l'instaurazione della dittatura del proletariato possiamo far si che guerre come quella irachena vengano evitate. Guerre imperialistiche e capitalistiche: la maggior parte delle guerre.
Lo stesso Lenin afferma che con la sconfitta del capitalismo, la guerra stessa verrà sconfitta. La veracità di tale affermazione è confermata da numerosi esempi: guerra in iraq, guerra del Chaco (1932-35), Guerra del Vietnam, etc.

Naturalmente il proletariato non deve mirare alla mera conquista della macchina statale borghese bensi' deve procedere alla sua distruzione.
E' obbligo del proletariato sovvertire i caratteri dello stato borghese altrimenti una reale ed efficente dittatura proletaria non ha modo di esistere. O meglio: non sarebbe una dittatura del proletariato (o democrazia socialista, che dir si voglia).

In una parola. Non si può essere pacifisti senza essere intrinsecamente e realmente comunisti.
Il pacifista anti-comunista è un borghese che commercializza e strumentalizza biecamente un problema creato dalla borghesia stessa, ovvero la guerra.

IL SOCIALISMO E' LA RETTA VIA VERSO LA PACIFICAZIONE DEI POPOLI.

martedì 1 settembre 2009

(Pensieri) in libertà

(PENSIERI) IN LIBERTA'

Provare compassione per un qualcuno non è affatto un atto filantropico e positivo. Tutt'altro.

Infatti se noi compatiamo un ragazzo affetto da sindrome di down (p.es.) ammettiamo implicitamente una nostra superiorità nei suoi confronti. Di fatti io lo compatisco perchè trovo sfavorevole, anormale la sua condizione rispetto alla mia.

Compatire significa scendere di un gradino per aiutare chi è sito in una situazione di inferiorità o di anormalità.
A questo punto, qual'è il reale significato del concetto di normalità? O meglio: chi o cosa può decretare cosa è normale e cosa non lo è?
Nessuno ha la capacità di definire in maniera generale od oggettiva il significato di normalità.
Partendo dal presupposto che la società non è il prodotto di tutti gli uomini bensi' di una parte degli uomini, quaesta oligarchia ha prodotto la propria accezione di normalità propinandola a tutti gli uomini. Ossia all'intera società.
Dunque: è giusto che noi tutti orientiamo le nostre concezioni in base al punto di vista di alcuni? Possiamo sovvertire questo ordine?

Il potere che ha generato questa condizione impedisce, direttamente od indirettamente, che avvenga un mutamento.
Infatti quella minoranza di uomini ha creato determinate convinzioni non per motivi arbitrari bensi' per esercitare un piu efficace controllo sulle masse, per inseguire i propri interessi.

La medesima situazione si è verificata negli ultimi anni in Italia.
L'attuale presidente del consiglio ha generato, grazie al suo potere politico e mediatico, una nuova visione dei rapporti umani. Chi tratta le donne con rispetto e fedeltà viene visto come un soggetto afflitto da una terribile menomazione mentale, come un reietto della società. Invece chi utilizza la donna come fosse un mero oggetto di divertimento viene considerato "normale". Adorno diceva durante gli anni della "rivoluzione sessuale", che l'unico modo per essere realmente rivoluzionari è restare fedeli alla propria donna o al proprio uomo. Tale citazione resta valida anche attualmente.
Tralasciando Adorno, spero che il concetto sia arrivato alle vostre menti.
Chi detiene il potere (politico, economico, mediatico, etc.) adatta i precetti della società in base ai suoi sporchi interessi.
Quindi un modo per combattere il potere costituito è quello di rifiutare i modelli da esso imposti. Naturalmente questo comportamento si presenta come difficilmente realizzabile ed a tratti utopico. Oggi lo strumento televisivo è come una potentissima rete che non lascia neanche la minima possibilità di scampo agli inermi pesciolini.
Pasolini affermava che il potere dei consumi è riuscito a produrre quello che i grandi regimi dittatoriali non hanno prodotto: l'omologazione e la cancellazione dei vecchi valori con la consecutiva imposizione di nuovi valori. Le popolazioni hanno accettato questa condizione, cadendo in un infero baratro dal quale è parecchio arduo uscire.
Tutto questo è però avvenuto grazie al mezzo televisivo dunque un metodo per uscire dal baratro è quello di boicottare la televisione, avviando una intensa e vitale operazione di rettifica. Infatti la televisione ha reso l'uomo acefalo, privandolo della fondamentale capacità di pensare. La televisione impedisce quel sano ed intenso movimento intellettuale che deve avvenire all'interno di ogni essere umano. La televisione impigrisce. Sia il fisico che il pensiero. Soprattutto il pensiero.

In una parola: per rispondere all'arroganza del potere dobbiamo rifiutare gli schemi che esso ci impone, dunque abbiamo il dovere di rigettare tutto ciò che il mezzo televisivo ci propina.
A questo punto non è questione di destra o sinistra bensi' di vita o morte.