martedì 1 settembre 2009

(Pensieri) in libertà

(PENSIERI) IN LIBERTA'

Provare compassione per un qualcuno non è affatto un atto filantropico e positivo. Tutt'altro.

Infatti se noi compatiamo un ragazzo affetto da sindrome di down (p.es.) ammettiamo implicitamente una nostra superiorità nei suoi confronti. Di fatti io lo compatisco perchè trovo sfavorevole, anormale la sua condizione rispetto alla mia.

Compatire significa scendere di un gradino per aiutare chi è sito in una situazione di inferiorità o di anormalità.
A questo punto, qual'è il reale significato del concetto di normalità? O meglio: chi o cosa può decretare cosa è normale e cosa non lo è?
Nessuno ha la capacità di definire in maniera generale od oggettiva il significato di normalità.
Partendo dal presupposto che la società non è il prodotto di tutti gli uomini bensi' di una parte degli uomini, quaesta oligarchia ha prodotto la propria accezione di normalità propinandola a tutti gli uomini. Ossia all'intera società.
Dunque: è giusto che noi tutti orientiamo le nostre concezioni in base al punto di vista di alcuni? Possiamo sovvertire questo ordine?

Il potere che ha generato questa condizione impedisce, direttamente od indirettamente, che avvenga un mutamento.
Infatti quella minoranza di uomini ha creato determinate convinzioni non per motivi arbitrari bensi' per esercitare un piu efficace controllo sulle masse, per inseguire i propri interessi.

La medesima situazione si è verificata negli ultimi anni in Italia.
L'attuale presidente del consiglio ha generato, grazie al suo potere politico e mediatico, una nuova visione dei rapporti umani. Chi tratta le donne con rispetto e fedeltà viene visto come un soggetto afflitto da una terribile menomazione mentale, come un reietto della società. Invece chi utilizza la donna come fosse un mero oggetto di divertimento viene considerato "normale". Adorno diceva durante gli anni della "rivoluzione sessuale", che l'unico modo per essere realmente rivoluzionari è restare fedeli alla propria donna o al proprio uomo. Tale citazione resta valida anche attualmente.
Tralasciando Adorno, spero che il concetto sia arrivato alle vostre menti.
Chi detiene il potere (politico, economico, mediatico, etc.) adatta i precetti della società in base ai suoi sporchi interessi.
Quindi un modo per combattere il potere costituito è quello di rifiutare i modelli da esso imposti. Naturalmente questo comportamento si presenta come difficilmente realizzabile ed a tratti utopico. Oggi lo strumento televisivo è come una potentissima rete che non lascia neanche la minima possibilità di scampo agli inermi pesciolini.
Pasolini affermava che il potere dei consumi è riuscito a produrre quello che i grandi regimi dittatoriali non hanno prodotto: l'omologazione e la cancellazione dei vecchi valori con la consecutiva imposizione di nuovi valori. Le popolazioni hanno accettato questa condizione, cadendo in un infero baratro dal quale è parecchio arduo uscire.
Tutto questo è però avvenuto grazie al mezzo televisivo dunque un metodo per uscire dal baratro è quello di boicottare la televisione, avviando una intensa e vitale operazione di rettifica. Infatti la televisione ha reso l'uomo acefalo, privandolo della fondamentale capacità di pensare. La televisione impedisce quel sano ed intenso movimento intellettuale che deve avvenire all'interno di ogni essere umano. La televisione impigrisce. Sia il fisico che il pensiero. Soprattutto il pensiero.

In una parola: per rispondere all'arroganza del potere dobbiamo rifiutare gli schemi che esso ci impone, dunque abbiamo il dovere di rigettare tutto ciò che il mezzo televisivo ci propina.
A questo punto non è questione di destra o sinistra bensi' di vita o morte.

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