martedì 29 settembre 2009

Nel (nostro) paese dei balocchi

"Come si può essere timidi nel nuovo mondo delle discoteche, delle grandi case stilistiche, della tecnologia e della televisione? Il timido è un insulto all'uomo nuovo, l'uomo del terzo millennio. Il timido è una figura arcaica, passatista, per nulla salutare a questa società. Perchè non eliminare fisicamente il timido? Sarebbe una buona idea ma abbiamo delle regole da rispettare. Delle regole morali che ci vietano giustamente di violentare l'essere umano, di togliergli la vita. Il nostro è l'universo del buon Dio. Il sesto comandamento parla chiaro: non uccidere. E noi lo rispettiamo. Dirò di più: nessuno si permetterà mai di opprimere l'uomo.
Noi rifiutiamo vivamente qualsiasi forma di violenza dell'uomo sull'uomo. Costruire un mondo delle libertà: questo è il nostro obiettivo. E combatteremo fino alla morte per raggiungerlo!"

APPLAUSI




Il giorno seguente vennero istituiti dei campi di rieducazione per timidi.
Il governo del paese dei balocchi aveva in mente un mondo privo di timidezza, dove tutti siano felici di ballare, cantare, scherzare e fregarsene. Di tutto e di tutti.
La timidezza rappresentava un ostacolo all'edificazione della nuova società del consumo e della perenne risata.
Il timido è spesso un soggetto capace di riflettere, che trova il tempo e la necessità di muoversi intellettualmente.
Il governo del paese dei balocchi non aveva bisogno di intellettuali. Coloro che vogliono e sanno ragionare possono riconoscere efficacemente le assurdità e magari tentare di combatterle. Questo governo avvertiva l'esigenza di controllare una massa di idioti che pensavano a tutto fuorchè al pensare.

Il timido è un tipo silenzioso. Nel suo silenzio pensa, capisce. Il timido è da correggere.
Il campo di rieducazione per timidi godeva di una struttura alquanto inusuale. Infatti esso non aveva nulla a che vedere con i cupi lager nazisti e tantomeno con i gulag sovietici.
Sembrava di stare in un albergo super-lussuoso. Un cinque stelle.
I reclusi erano trattati in maniera idilliaca. Ogni loro desiderio veniva esaudito. Non esistevano monete all'interno del campo. Tutti erano in grado di usufruire gratuitamente di qualsiasi bene. Il campo godeva di qualsiasi oggetto all'avanguardia. Non vi era nulla che non facesse tendenza.
Era presente ogni sorta di punto vendita. Tutto era disponibile.
I direttori del campo imponevano due soli obblighi: frequentare quotidianamente la discoteca del campo e guardare la televisione per almeno 15 ore al giorno.
Il campo era fornito di una discoteca "avanguardistica"dove si esibivano i migliori dj e venivano regolarmente invitati degli importanti personaggi dello spettacolo.
Questo trattamento capitalistico e consumistico finiva per mutare radicalmente la fragile mente del timido. Dal campo di rieducazione uscivano persone spavalde, allegre, aperte e menefreghiste. Il verbo "pensare" era pressochè cancellato dal loro dizionario comportamentale.
I rieducati avevano perduto qualsiasi pretesa culturale. Erano intellettualmente defunti.

Evviva il paese di balocchi!!

sabato 26 settembre 2009

La dolce ed ingenua ignoranza dell'infante...

Siamo all'interno di una pizzeria.
Un bambino sta festeggiando il suo compleanno. Gli invitati sono moltissimi, per la maggior parte coetanei del festeggiato.
Corse, salti, cadute, botte: bastano pochi minuti ed i corpi dei bambini vengono travolti da ondate di sudore.
Le madri andranno in paranoia.

Arriva il tempo della pizza.

I bambini corrono velocemente in bagno per lavarsi le mani.
Uno di loro dice:" Dobbiamo lavarci bene le mani per proteggerci dall'influenza suina!"
Tutti concordano con il bambino ed assecondano la sua vitale raccomandazione.
Alcuni di loro chiedono però dei chiarimenti sul procedimento da seguire per proteggersi efficacemente.
"E in che modo dobbiamo lavarle?".
Un bambino interviene tempestivamente: "Bisogna tenere le mani sotto l'acqua per venti ore!!!".
VENTI ORE??? La sua formulazione appare assurda ma tutti concordano.
Si tirano su le maniche ed aprono il rubinetto. Ne fuoriesce un getto martellante.
Inseriscono le mani sotto all'acqua.
L'acqua dovrà bagnare le loro mani per venti ore consecutive, senza interruzione alcuna.
Freneticamente iniziano a contare ma inaspettatamente si fermano a venti secondi.
Ma certo! C'è stato un equivoco! Loro non intendevano venti ORE bensi' venti SECONDI!
Una volta concluso il prezioso conteggio, fuggono via senza chiudere il rubinetto.
L'acqua continua a scorrere violentemente sul fondo del lavabo in pura ceramica.

I bambini consumano la tanto attesa pizza. Beati i loro palati....

La commercializzazione della poesia. L'italiano uccide la poesia. L'italiano mitizza il defunto. (L'italiano è un penoso esseraccio)

Il passero solitario viene catturato da un pastore errante dell'asia.
Il pastore errante dell'asia vende il passero solitario ad un islandese.
Un islandese si ciba del passero solitario.
La morte si nutre di un islandese. L' islandese è libero. E' stato purificato da ogni male.

Evviva l'islandese!

Riflessione sul tempo e petulante confronto con la morte

Il tempo è un assassino.
Tutto perde di significato con lo scorrere del tempo.
Le emozioni scemano a dismisura. La vita si trasforma in esistenza. L'esistenza diventa pesante e macchinosa.
La morte rappresenta una soluzione realistica ed imminente.

Il tempo appiattisce l'essere umano, lo priva della vitale capacità di emozionarsi.
Perchè la debolezza dell'emozione viene ineludibilmente travolta dalla crudeltà del tempo?
Il tempo è crudele. Il tempo è un despota totalmente malvagio.
Il tempo non da illusioni. Il tempo è schietto, diretto. Perfidamente sincero.

Nulla può sconfiggerlo. Nessuno può batterlo. Neanche la morte.
Dopo di essa, il tempo continua ad esercitare il suo opprimente potere sul nostro fisico. Il corpo si decompone. Crescono i capelli. Si cibano i vermi.

Non posso tollerare la mia impotenza di fronte al tempo.
E' possibile sopportare la precoce consapevolezza della inevitabile crudeltà del tempo?

Ho perso. Avete perso. Ha perso. Hanno perso. Abbiamo perso.

Lo sconfitto impugnò una rivoltella. "BOOM!".

Con voce fioca e sofferente disse: "Vaffanculo..."

E mori'.

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La morte è uno strano signore.
La intravedo in lontananza.
Si avvicina.
E' nuda. Con il pisello al vento.
La morte è ridicola.
Con timidezza viene avanti. Mi raggiunge.
Osservo il suo quasi inesistente pisellino. Credevo che la morte fosse dotata. E invece no: un pisellino magro ed ininfluente. Ma che buffa la morte!
Non ho nessun ritegno: rido di fronte alla morte. Senza inibizione alcuna.
La morte è intimidita.
Rido, rido, rido, rido e rido.
La morte non si arrabbia. E' muta ed imbarazzata.
La morte viene mortificata da me. Io sto mortificando la morte.

La morte dice basta. Allunga la sua mano e mi tocca.
Io cado a terra inerme.
Adesso è la morte che ride.
Vengo svestito dalla morte.
La morte ride della mia nudità.
Ride bene chi ride ultimo?...no

Improvvisamente ed inaspettatamente mi rialzo.
La morte smette di ridere. Appare visibilmente esterefatta.
La morte osserva il mio organo genitale.
E' più grande del suo.
La morte si mette a piangere.
Il suo pene è più piccino del mio.
Ho sconfitto la morte!
La morte piange. Ed io rido. Rido di gusto. In eterno.

giovedì 24 settembre 2009

Delirio di un sano di mente (dedicato al nulla, cioè a tutti)

"Gli animali possono vivere ma gli uomini non possono morire! Gli uomini devono morire! Chi non muore non è un uomo ma chi vive non è un animale.

Per colpa della morte esiste Dio. Se davvero l'uomo era capace di sfuggire all'estremo momento, esso non avrebbe avvertito la squallida necessità di crearsi l'immensa illusione della vita ultraterrena.
Dio non esiste e se esiste non esiste, perchè Dio esiste ma non esiste in quanto esiste nella mente dell'uomo che non esiste. Dio esiste nell'uomo ma non esiste nella realtà. La morte esiste quindi Dio non esiste perchè se la vita infinita non esiste, Dio esiste.
Quindi: mannaggia a Dio! (urlando a squarciagola, come se si fosse liberato di un peso TROPPO opprimente)"

SENZAFIRMA

martedì 22 settembre 2009

Dio è morto

Sedevo dinanzi al caldo camino. Il possente fuoco inceneriva lentamente ed inevitabilmente la povera legna.

Stavo consumando un ottimo panino preparato con amore da mia nonna.
Tutto procedeva per il meglio.
Improvvisamente una mollica troppo pesante si stacca dal corpo principale. Cade a terra.
Penso: non posso lasciarla a terra. Devo farla sparire.
Come posso comportarmi?

In seguito a questo "dubbio amletico", trovo la migliore soluzione. Una soluzione istintiva. Profondamente irrazionale ma razionale al tempo stesso.
Una soluzione anticonvenzionale, oltraggiosa, eretica, quasi demoniaca.

Il fuoco è la soluzione.

Getto il mollicone tra le fiamme. Bastano pochi secondi per ridurlo in cenere.
Il brandello di pane è scomparso.

Ho bruciato il corpo di Cristo. Ho ucciso il figlio di Dio!

In quell'occasione della mia vita, DIO E' MORTO.

domenica 20 settembre 2009

La morte della morte

"Quando la morte vi chiamerà, forse qualcuno protesterà"....

La morte lo aveva chiamato.
Una strana figura nera e fosca lo aveva raggiunto durante
la notte. Mentre dormiva.

Lo stipite della sua camera era stato varcato da questa
inquietante presenza.
La morte si era fermata dinanzi al corpo incosciente di
Renato.

Renato dormiva. Non poteva protestare.
Forse sognava di morire. Di essere toccato dalla mano
ossea e brutale della morte. Di abbandonare questo mondo
terreno per essere condotto in un mondo ulteriore.
Divino.

Probabilmente aveva contemplato l'idea della morte nel
corso della sua vita precedente.


La sua vita si concludeva nel momento della sola
esistenza. Si, l'essere umano che dorme non vive bensi'
esiste.

Renato aveva compiuto un ulteriore salto. La sua
esistenza era divenuta inesitenza.

La morte aveva poggiato la sua terribile mano sui biondi
e lisci capelli di Renato.
Il candido caschetto di capelli biondi era stato invaso dalla terribile mano
mortale.

La morte aveva svolto il suo quotidiano compito.

Dopo questo ennesimo mandato, la morte si sedette a
fianco del cadavere di Renato e decise di riflettere.

Cominciava ad odiare il suo mestiere. Un mestiere
monotono e poco stimolante.

"Che differenza c'è tra il mio compito e quello di un
operaio incastrato nel macabro sistema della catena di
montaggio?
Il mio è un lavoro perfidamente immutevole".
La morte aveva espresso il suo malcontento.

Desiderava qualcosa in più. Essa avvertiva la vitale
esigenza di cambiare vita.

Purtroppo non poteva farlo.

Il suo datore di lavoro non avrebbe accettato le
dimissioni.
Dio era un padrone severo, aspro e poco affidabile.

Dio aveva fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza.
Dio non era onnipotente e neanche buono. Dio era come
l'uomo. Nessuna differenza.

La morte non avrebbe potuto fare affidamento sulla bontà
divina. Bontà che non esisteva.

Un datore di lavoro dispotico ed intransigente: questo era Dio.
E la morte provava un certo e comprensibile
timore dinanzi alla potenza del Signore. Potenza, non
onnipotenza.

La morte abbandonò l'abitazione di Renato.

I genitori avrebbero ritrovato il corpo del loro giovane
figlio. Fiumi di lacrime sarebbero stati versati e
bestemmie rabbiose avrebbero reso tutto meno sacro,
idilliaco. Una reazione umana. Quindi divina.

La morte tendeva a non pensare alle possibili reazioni
delle sue vittime.
Questo pensiero lo avrebbe turbato non
poco.

Essa si limitava ad eseguire le direttive del Boss. Del Signore. Di Dio.

La morte vagava per la fredda città di Berlino.
Il clima teso della città tedesca esprimeva efficacemente
il buio stato d'animo della morte.

In quel dato momento, la morte desiderò la morte.

Come poteva liberarsi di quell'infausto e tedioso
mestiere?
Con la morte. La sparizione fisica.

Pervasa da una gioiosa malinconia, la morte alzò in aria
la sua fredda e tenebrosa mano.

Lentamente scendeva per raggiungere la sua testa,
liberarsi dal cappuccio nero ed eseguire cio che aveva
sempre fatto. Questa volta, però, era lei stessa la
vittima.

Com'era fatta la morte? Qual'era il suo viso?
Si trattava di un viso umano e rassicurante o di un

qualcosa di mostruosamente raccapricciante?

Che sembianze poteva avere la morte?

La mano liberò la testa dall'opprimente cappuccio.

Il viso della morte era stato rivelato.

Il suo era un viso interamente umano. Con dei candidi capelli biondi.
Un caschetto di capelli biondi. Per la precisione.