venerdì 9 ottobre 2009
In quel lontano 18 maggio 2006....
Un regime censorio ed intollerante che non cessa di esistere. Forse anche l'attuale mancanza di libertà d'informazione è stata ereditata dallo scorso governo di centrosinistra.
Il sonno del sapere
SENZAFIRMA
Non ci resta che piangere (una disarmante ipocrisia)
Nicolò Ghedini ha smentito le dichiarazioni di Berlusconi secondo le quali quello della corte costituzionale è un verdetto politico. Ma come si può negare cosi spudoratamente l'evidenza?
Perfino il veracissimo Maurizio Gasparri (capogruppo del pdl al senato) ha affermato che "la corte costituzionale non è più un organo di garanzia perchè smentendo la sua giurisprudenza ha emesso una decisione politica..", infine ha ritenuto che la corte è una "sezione di partito della sinistra". Dichiarazioni alquanto eloquenti che sono arrivate l'8 ottobre, quindi il giorno seguente alla decisione della consulta che si espressa con la bocciatura del Lodo Alfano. Il medesimo concetto è stato espresso dallo stesso presidente del consiglio Silvio Berlusconi e dai suoi innumerevoli servacci piddiellini.
Adesso: può un eletto dal popolo (sia esso il presidente del consiglio o un "semplice" parlamentare") mettere in discussione l'organo giuridico più importante della nostra repubblica? Ci si può spacciare per portatori di democrazia quando si dovrebbe rispettare (sempre!) il giudizio di un fondamentale organo come la corte costituzionale?
L'elemento che mi stupisce è anche un altro: perchè non si è mai parlato di una corte "sinistrorsa" prima del verdetto? Infatti non sono rintracciabili affermazioni che testimoniano eventuali presagi da parte di uomini politici vicini al diretto interessato Silvio Berlusconi. La corte costituzionale è magicamente diventata bolscevica solo ed esclusivamente dopo la sentenza sfavorevole. Coincidenza? Può darsi. Purtroppo ci si dimentica che i giudici hanno giudicato GLI ATTI e non i soggetti governanti, cosi come ha giustamente detto un esponente del CSM.
La tendenza è questa: quando una sentenza è favorevole al buon "presidente eletto dagli italiani" si parla di SENTENZA GIURIDICA (quindi leale, equa) mentre quando si tratta di una sentenza avversa al Berlusconi si tratta di SENTENZA POLITICA.
L'onestà intellettuale è stata completamente calpestata da questa classe dirigente.
"Non ci resta che piangere".
giovedì 8 ottobre 2009
L'ignoranza trionfa
Il diligente che discute con un memorabile ignorante non ha speranza di far valere le proprie opinioni.
L'ignoranza è arroganza.
L'ignorante, non avendo argomenti da esporre, non può vedersi contestato nulla. Il diligente che possiede una vasta riserva argomentativa e conoscitiva, la vede annullata dinanzi alla spiazzante e disarmante assenza di opinioni argomentate ed argomentabili.
Partito delle (pseudo)Libertà docet.
mercoledì 7 ottobre 2009
BRAINSTORMING RIGUARDANTE "IL" DESIDERIO...
Chi entra nel "luogo ultimo", sia da vivo che da morto, non gode della possibilità di uscirne indenne.
L'esistenza del vivo finisce inevitabilmente per essere macchiata da uno strano (ma razionale) sentimento di disperazione e delirio. L'immagine dei corpi inermi, rarefatti ed imputriditi resta ancorata dinanzi ad i suoi occhi. Tale immagine viene enfatizzata dal "pensiero inevitabile": il macabro contenitore ligneo finirà per catturare anche me.
La morte: una questione ineludibile.
Entrare in un cimitero è come leggere l'"Inferno" dantesco: un intruglio di emozioni e delirio interiore.
L'Inferno frantuma la nostra compostezza emotiva, ci turba a tal punto che difficilmente riusciremo a rimuoverlo dalla nostra mente. L'Inferno ci pone dinanzi ad un sacra ed umana questione: la morte.
"Per me si va nella città dolente
Per me si va nell'eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente": questi versi sembrano destinati ad una mimetica descrizione dell'ambito cimiteriale.
Il cimitero è un inferno silenzioso e timido ma nel medesimo tempo rumoroso ed arrogante. Nessun altro ambiente quanto il cimitero è in grado di creare una violenta burrasca psicologica ed esistenziale in seno all'individuo. Il cimitero è come un professore severo ed esigente: ti pone continuamente delle domande alle quali difficilmente riuscirai a rispondere.
Il cimitero ha evoluto l'uomo e nel contempo lo ha condannato. Esso ci ha permesso di domandarci la causa ed il fine dell'esistenza umana.
Da qualche settimana mi sono IMPOSTO un desiderio: la lettura di alcuni canti dell'inferno dantesco con la eloquente ed esatta scenografia cimiteriale.
Immagino le conseguenze di una tale iniziativa. Un turbine di emozioni che rasentano una spudorata ed evidente commozione: questo causerebbe la lettura dell'"Inferno" all'interno di un cimitero.
Naturalmente l'intera opera verrà ripresa "ad hoc" con un dispositivo videografico. La tonalità cromatica delle immagini dovrà comunicare una certa freddezza (tonalità fredda). Una scelta cromatica che stona evidentemente con l'ambiente descritto (l'Inferno): un'ulteriore elemento conflittuale che non può che far bene all'intera rappresentazione.
Mi sono chiesto ripetutamente: chi si eseguirà la lettura?
Ammetto che mi piacerebbe molto veder reiterata la lettura della "divina" ad opera di Carmelo Bene, che gia la realizzò nel 1980 (in occasione della cerimonia per la strage di Bologna). Purtroppo "L'" attore "inesistente" non è piu tra noi.
A questo punto gradirei che ad interpretare l'Inferno sia un giovane attore, piu o meno promettente, capace di guadagnarsi un nome ed una reputazione in seguito a questa esperienza.
Questa lettura non sarà un'opera teatrale. Non avremo la compresenza fisica tra attore e pubblico. Dunque non sussisterà quel carattere essenziale che definisce il teatro.
Ci si "limiterà" a riprendere il tutto con una videocamera o cinepresa, a seconda delle disponibilità produttive.
Un'opera cinematografica a tutti gli effetti.
Un'ultima considerazione di carattere personale: vi prego, non seppellitemi, non datemi la possibilità di "riposare in pace", non permettete che le genti vengano a rimirare la mia lapide e sappiano della mia morte. Se è necessario, violate la legge; sarà una violazione giustificata.
Il mio corpo che si decompone: impedite che questo accada!
Il corpo del morto è inferiore a quello animato del vivo.
lunedì 5 ottobre 2009
Dramma pornografico frutto di una scrittura rapida, impulsiva ed irrazionale
Scena UNICA
Un fondale nero e macchiato di sangue. Un tavolino con sopra una testa mozzata nella parte sinistra del palcoscenico. Una testa di donna. Nella parte destra troviamo una ghigliottina. E' sporca di sangue. E' stata appena effettuata una esecuzione.
TERRIFICANTI GRIDA DI DONNA
Una donna nuda e spaventata entra in scena. Ha un fallo in plastica piantato nel sedere. Qualcuno la sta rincorrendo.
Un piccolo gruppo di uomini effettua l'accesso in scena. Sono esaltati e desiderano ardentemente acciuffare la donna. Il pene eretto di ognuno fuoriesce dai loro pantaloni. Vogliono il corpo della donna.
La donna individua il boia. Si ripara dietro la sua imponente figura.
La foga degli uomini si placa. Hanno paura del boia.
Il boia resta fermo proteggendo cosi la povera donna. Osserva gli uomini con aria di sfida. Ingrossa il petto e si mostra potente dinanzi agli occhi del mal intenzionato gruppo.
La preoccupazione espressa poc'anzi dagli uomini va gradualmente scemando fino a scomparire. Scoppiano a ridere
GRASSE RISATE MASCHILI
Il boia è spazientito. L'atteggiamento irrisorio degli uomini lo fa scattare. Correndo si getta su di loro.
Contro ogni pronostico, il compatto gruppo malmena duramente il grosso rivale. Picchiano e ridono.
URLA DI DOLORE DEL BOIA UNITE ALLE POTENTI RISATE DEI PICCHIATORI
Il pestaggio si conclude.
Il boia resta dolorante a terra. Non riesce a muoversi
INFANTILI LAMENTI DI DOLORE DEL BOIA
IL GRUPPO NON SMETTE DI RIDERE
La donna è rimasta ferma al suo posto. E' spaventatissima. E' sconvolta per quello che è accaduto e probabilmente per quello che sta per accadere.
Gli uomini si avvicinano lentamente alla donna. Una lentezza disumana. Il ritmo dell'azione è assurdamente blando.
ANCHE LA VELOCITA' SONORA DELLE RISATE E' DIMINUITA
Gli uomini stanno arrivando a destinazione...
Si spengono improvvisamente le luci. L'intera sala viene invasa da un buio illeggibile.
L'ambiente resta oscuro.....
Potente schiocco di una frusta.
L'illuminazione viene riattivata.
Gli uomini sono completamente nudi. Il loro pene è ancora eretto. Le gambe e le braccia allargate. Sono immobili. Il boia non c'è più.
La donna, adesso vestita, li colpisce violentemente con la frusta. Il macabro oggetto di dolore lascia delle profonde vessazioni sulle pelli maschili. Vengono colpiti anche i loro organi genitali.
URLA DI DOLORE DEGLI UOMINI E RISATA DELLA DONNA. UNA RISATA RAUCA CHE ESPRIME UNA SADICA ECCITAZIONE.
La donna continua imperterrita a colpire le sue vittime.
Le frustate si placano. Gli uomini scappano via. Abbandonano le tavole del palcoscenico ed escono di scena passando attraverso la platea. Se ne vanno con la proverbiale coda tra le gambe.
FINE
[CI SI AFFIDA ALLE STRAORDINARIE DOTI MIMICHE DEGLI ATTORI. ESSI DOVRANNO COMUNICARE DETERMINATE INTENZIONI E DETERMINATI STATI D'ANIMO MEDIANTE IL SOLO GESTO. L'INTERA SCENA E' FONDATA SULL'IMPORTANZA CENTRALE DELL'AZIONE. IL TEATRO NON E' MERA PAROLA. IL TEATRO PUO' E DEVE ESSERE ANCHE AZIONE. OPPURE SOLO AZIONE.
L'AZIONE, PIU' DELLA PAROLA, STIMOLA L'INTELLIGENZA INTERPRETATIVA DELLO SPETTATORE. L'AZIONE RESTITUISCE LEGITTIMITÀ' E CENTRALITÀ' AL RUOLO DELLO SPETTATORE. L'AZIONE PERMETTE ALLO SPETTATORE DI COMPLETARE L'OPERA STESSA, DANDO AD ESSA UN SIGNIFICATO. UNA DEFINIZIONE MOLTEPLICE: OGNI ESSERE UMANO E' UNICO, QUINDI DIVERSO.]
venerdì 2 ottobre 2009
L'Arte salva la vita
L'arte irradia l'oscurità della drammatica selva.
L'arte e solo l'arte è in grado di curare taumaturgicamente i mali che affliggono l'uomo.
Il cronico ed ineludibile dolore dell'uomo può essere eluso mediante l'arte.
Il lavoro dipendente è solo un'accentuazione della disperazione umana.
L'arte VERA deve essere indipendente.
La dipendenza crea infuenza e l'influenza mistifica il ruolo legittimo dell'arte.
La committenza è l'oblio dell'arte.