mercoledì 7 ottobre 2009

BRAINSTORMING RIGUARDANTE "IL" DESIDERIO...

"Lasciate ogni speranza voi ch'entrate": questo verso meriterebbe un posto al di sopra della tetra cancellata cimiteriale.
Chi entra nel "luogo ultimo", sia da vivo che da morto, non gode della possibilità di uscirne indenne.
L'esistenza del vivo finisce inevitabilmente per essere macchiata da uno strano (ma razionale) sentimento di disperazione e delirio. L'immagine dei corpi inermi, rarefatti ed imputriditi resta ancorata dinanzi ad i suoi occhi. Tale immagine viene enfatizzata dal "pensiero inevitabile": il macabro contenitore ligneo finirà per catturare anche me.
La morte: una questione ineludibile.

Entrare in un cimitero è come leggere l'"Inferno" dantesco: un intruglio di emozioni e delirio interiore.
L'Inferno frantuma la nostra compostezza emotiva, ci turba a tal punto che difficilmente riusciremo a rimuoverlo dalla nostra mente. L'Inferno ci pone dinanzi ad un sacra ed umana questione: la morte.

"Per me si va nella città dolente
Per me si va nell'eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente": questi versi sembrano destinati ad una mimetica descrizione dell'ambito cimiteriale.
Il cimitero è un inferno silenzioso e timido ma nel medesimo tempo rumoroso ed arrogante. Nessun altro ambiente quanto il cimitero è in grado di creare una violenta burrasca psicologica ed esistenziale in seno all'individuo. Il cimitero è come un professore severo ed esigente: ti pone continuamente delle domande alle quali difficilmente riuscirai a rispondere.
Il cimitero ha evoluto l'uomo e nel contempo lo ha condannato. Esso ci ha permesso di domandarci la causa ed il fine dell'esistenza umana.

Da qualche settimana mi sono IMPOSTO un desiderio: la lettura di alcuni canti dell'inferno dantesco con la eloquente ed esatta scenografia cimiteriale.

Immagino le conseguenze di una tale iniziativa. Un turbine di emozioni che rasentano una spudorata ed evidente commozione: questo causerebbe la lettura dell'"Inferno" all'interno di un cimitero.

Naturalmente l'intera opera verrà ripresa "ad hoc" con un dispositivo videografico. La tonalità cromatica delle immagini dovrà comunicare una certa freddezza (tonalità fredda). Una scelta cromatica che stona evidentemente con l'ambiente descritto (l'Inferno): un'ulteriore elemento conflittuale che non può che far bene all'intera rappresentazione.

Mi sono chiesto ripetutamente: chi si eseguirà la lettura?

Ammetto che mi piacerebbe molto veder reiterata la lettura della "divina" ad opera di Carmelo Bene, che gia la realizzò nel 1980 (in occasione della cerimonia per la strage di Bologna). Purtroppo "L'" attore "inesistente" non è piu tra noi.
A questo punto gradirei che ad interpretare l'Inferno sia un giovane attore, piu o meno promettente, capace di guadagnarsi un nome ed una reputazione in seguito a questa esperienza.

Questa lettura non sarà un'opera teatrale. Non avremo la compresenza fisica tra attore e pubblico. Dunque non sussisterà quel carattere essenziale che definisce il teatro.
Ci si "limiterà" a riprendere il tutto con una videocamera o cinepresa, a seconda delle disponibilità produttive.
Un'opera cinematografica a tutti gli effetti.

Un'ultima considerazione di carattere personale: vi prego, non seppellitemi, non datemi la possibilità di "riposare in pace", non permettete che le genti vengano a rimirare la mia lapide e sappiano della mia morte. Se è necessario, violate la legge; sarà una violazione giustificata.

Il mio corpo che si decompone: impedite che questo accada!

Il corpo del morto è inferiore a quello animato del vivo.

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