sabato 24 ottobre 2009

In questo paese (?). Il nostro paese (?)......

Ore 18:00. Il sole sta tramontando e disegna un'atmosfera misteriosamente triste. La luce assume una tonalità talmente calda da mistificare cromaticamente qualsiasi aspetto umano e ambientale.

Renato entra in casa. La sua casa. E' appena tornato dal lavoro. E' impiegato in un'azienda siderurgica. Operaio. Metalmeccanico. Operaio metalmeccanico.
Il suo viso appare provato e vessato dalle spietatezze del lavoro. Macchie nere riconducibili al grasso dei macchinari dominano irremovibilmente la sua faccia. Renato è irriconoscibile. Il nero del grasso opprime il roseo colorito umano del suo volto.
La sua modesta e angusta abitazione. Un monolocale mestamente squallido.
Renato è in casa.
Non si dirige verso il bagno; si laverà in seguito. Adesso non ne ha la forza. Il grasso resta.
Si getta sul divano. Immobile, per diversi secondi.


Con uno scatto fulmineo afferra il telecomando del televisore, posizionato al di sopra di un timido tavolino in plastica marrone.
Un fantastico televisore al plasma. Quell'avanguardistico elettrodomestico stona visibilmente con l'anacronistico arredamento quasi medievale. Mobili consumati dal tempo, tende strappate, porte scardinate, pavimento disastrato, crocifissone in oro: sembra di stare in una bettola Lumpenproletaria. Però c'è il televisore LCD.
Renato accende la televisione. La videografia televisiva asfalta la spossatezza di Renato. Rinvigorisce. Ride ed è felice. Felicissimo. La contentezza lo assale. Lo assoggetta.

Renato è felice della sua vita fatta di stenti e sofferenze. E' soddisfatto delle sue quindici ore di lavoro. E' contento di essere avidamente sfruttato e meschinamente defraudato della sua dignità e della (sua?) vita.

Renato è già morto. Il televisore lo mantiene in vita.
Non spegnete quell'affare: l'eutanasia non è concessa. In questo paese. Purtroppo.

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