lunedì 30 novembre 2009

Le contraddizioni in seno alla classe operaia (colpa degli operai?!)

Capo operaio, responsabile di quel settore, di quell'altro settore, sotto-responsabile, delegato di questo, quell'altro, ecc.
La borghesia, per mantenersi tranquilla e stabile nel suo stato di dominio, tenta (e ci riesce!) di creare antagonismi in seno alla classe operaia.
Mio padre mi racconta che, nella piccola impresa dove lavora come operaio, è stata introdotta la figura (già nota) del capo operaio, ossia un soggetto dipendente (dall'imprenditore) che ha il compito di coordinare e dirigere direttamente le funzioni esercitate dagli operai "semplici". Dunque: il capo operaio è una sorta di intermediario tra dirigente d'azienda e lavoratori dipendenti, ovvero gli operai.
E come viene nominato il capo operaio?
Esso (guarda caso!) viene selezionato tra gli operai "semplici". Essere capo operaio, come è facile intuire, significa percepire un salario più sostanzioso, rispetto a quello dell'operaio consueto.

L'operaio consueto (o semplice), vedendosi aumentato lo stipendio, mira ragionevolmente (visti anche i tempi disastrosi che corrono) alla "promozione", che viene raggiunta solo in seguito ad una accesa (e spietata) competizione con i propri colleghi. E, molto spesso, il capo operaio è colui che meglio SERVE l'imprenditore: quindi viene legittimata (e favorita) la riverenza "leccaculista" nei riguardi dell'imprenditore (e questo è male assoluto..)
Ma la cosa maggiormente inquietante è un'altra: gli operai "semplici" combattono tra di loro per raggiungere uno status salariale più valido (rispetto a quello regolare); questo scontro, purtroppo, crea antagonismi inutili e nocivi tra gli operai, che distolgono l'attenzione del lavoratore da quelle che sono le problematiche delle quali è quotidianamente soggetto.
Più schiettamente: la succitata competizione allontana la mente dell'operaio da un processo necessario, emancipatorio, ovvero quello di edificazione socialista.

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